Strati di memorie

È un viaggio obliquo. Non segue rotte, ma devia. Insegue fenditure nello sguardo ordinario, interruzioni minime che rivelano un altrove. È un taccuino visivo fatto di soglie, apparizioni fugaci, dettagli che scivolano via dal dominio del controllo — e si offrono solo a chi sa fermarsi, a chi sa rimanere. Qui supervisionare non significa sorvegliare. Significa oltrepassare, sopraelevare lo sguardo, abitare zone di confine. È un gesto che disarma l'occhio e lo trasforma in pelle. È il pensiero che si fa immagine, la visione che si fa traccia. Ogni fotografia è segno di un passaggio, raccolta nel cammino silenzioso di una geografia emotiva e privata. Non è il corpo che percorre questi spazi, ma una sensibilità che si affina nel vuoto, nell'attesa, nel tempo dilatato dell'interstizio. Guardare, in questo contesto, non è possedere. È lasciarsi attraversare. È esporre ciò che non si può spiegare, rimanere aperti al gesto effimero, all'imprevisto. In queste immagini si deposita un tempo che non misura, ma sospende. Un tempo che vibra tra esitazione e memoria, tra visione e sparizione.

I ragazzi di Li Cuti

L’adolescenza è uno dei periodi più turbolenti della vita. È una fase di cambiamento fisico, emotivo e sociale che spingono a guardare al futuro con un mix di eccitazione, paura e indifferenza ed ulteriori fattori, quali l’abbandono della propria terra e la differenza linguistica complicano la situazione. Molti sono costretti a lasciare il proprio paese d’origine a causa di conflitti, povertà o persecuzioni politiche, alla ricerca di una vita migliore e di opportunità. Il nuovo paese presenta diversi ostacoli da affrontare, come la discriminazione razziale, la mancanza di supporto sociale e la difficoltà nel trovare lavoro. Un caso analogo è quello dei giovani nei quartieri che, crescendo in contesti difficili, contraddistinti da povertà, criminalità e abbandono, spesso vittime di contesti sociali e culturali che possono influenzare il loro percorso di vita minando il loro futuro. Vengono meno istruzione e di formazione, intrappolandoli in un circolo vizioso. Spesso si trovano in balia della criminalità, finendo per essere coinvolti in attività illegali, vivendo nella convinzione di avere questa come unica possibilità. Tuttavia, non tutti si perdono in questo vortice negativo. Molti sono determinati a sfidare le avversità, cercando una via d’uscita. Ed il mare, simbolo di libertà, è l’unico posto in cui possono scollegarsi da quella vita e da quel senso di mancanza che provano ogni giorno. Luogo in cui prendersi una pausa. Comitive multietniche, provenienti dai quartieri o dalle comunità, insieme sugli scogli, mi hanno mostrato che la diversità non è un limite.

Summer 35mm

Analog

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